Alberto Moni
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Il periodo napoleonico
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L'istituto nacque grazie al decreto napoleonico del 18 ottobre 1810, relativo agli “stabilimenti di istruzione pubblica” in Toscana – provincia dell'impero francese a partire dal 1807 – che stabilì l'istituzione a Pisa di un "pensionato accademico" per gli studenti universitari. Venticinque posti del pensionato vennero messi a concorso per studenti delle facoltà di Lettere e Scienze, per creare una succursale dell'École normale supérieure di Parigi[4] per i paesi in cui era autorizzato l'uso della lingua italiana[5].
Nacque così, per volontà di Napoleone, la Scuola Normale Superiore di Pisa. Il termine “Normale” si riferisce alla sua missione didattica primaria, formare insegnanti di scuola media superiore che educassero i cittadini secondo “norme” didattiche e metodologiche coerenti.
Il 22 febbraio 1811, venne emanato il primo bando di concorso, ma la Normale pisana iniziò la propria attività soltanto nel 1813, quando i primi studenti di Lettere e Scienze si stabilirono presso la Scuola.
La prima sede fu il convento di San Silvestro di Pisa: un pensionato a metà tra un ordine militare e un convento, in cui la vita degli studenti fu segnata da un rigido regolamento di disciplina che ricalcava quello della scuola francese di riferimento, indicando con precisione ammissioni, occupazioni, castighi, ricompense e persino il vestiario degli studenti. Seguendo il modello dell'École normale supérieure, la Scuola fu affidata a un direttore, coadiuvato dal sotto-direttore e dall'economo”, addetti all'amministrazione, alla vigilanza degli studi e alla tutela dell'ordine.
La Normale era riservata ai migliori alunni – di età compresa fra i diciassette e i ventiquattro anni – selezionati alla fine dei corsi liceali, i quali durante i due anni di studi conseguivano anche i gradi nelle facoltà di Lettere e Scienze dell'università imperiale. Gli studenti avevano impegni particolari ed erano obbligati a seguire corsi aggiuntivi: venivano seguiti da quattro “ripetitori”, scelti dal direttore tra gli allievi stessi della Normale, che quotidianamente ripetevano le lezioni universitarie e coordinavano delle conferenze, ossia una sorta di seminari. In virtù di questo tirocinio, i giovani si impegnavano ad insegnare, dopo il diploma, nelle scuole secondarie per almeno dieci anni[6].
La Scuola Normale napoleonica ebbe una vita breve: unicamente l'accademico 1813-1814, durante il quale fu direttore il fisico Ranieri Gerbi. Il 6 aprile 1814 Napoleone firmò l'atto di abdicazione: il rientro del granduca Ferdinando III sul trono di Toscana coincide con la chiusura della Scuola, nonostante i vari tentativi per salvarla in nome della sua funzione.
Il periodo granducale
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La chiusura della scuola dopo la fase napoleonica fu piuttosto breve. Il decreto granducale del 22 dicembre 1817, ristabilì a Pisa l'antico ordine dei cavalieri di Santo Stefano; nel 1843, il consiglio dell'Ordine propose di istituire, presso il palazzo della Carovana, un convitto per "giovani nobili” con annessa Scuola Normale.
Per valutare la fattibilità del nuovo progetto, il granduca Leopoldo II di Lorena nominò una commissione, la quale conferì nuovamente alla Scuola la funzione di formare i professori delle scuole secondarie. Il 28 novembre 1846, un Motuproprio granducale istituì la Scuola Normale Toscana, chiamata anche Imperial Regia Scuola Normale, poiché correlata al sistema austriaco. Il 15 novembre 1847, si inaugurò la nuova sede nel palazzo della Carovana.
La nuova Scuola fu definita "teorica e pratica", destinata a "formare i professori e i maestri delle scuole secondarie"[7]; un convitto che metteva a disposizione posti a pagamento oltre a dieci posti gratuiti, con vantaggi riservati ai cavalieri dell'Ordine, ai quali si accedeva tramite un concorso, una volta compiuti i diciotto anni.